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UGO NESPOLO
TEATRO DEL MONDO

 

Ugo Nespolo concepisce lo spazio come un universo di luce in continuo movimento, come il luogo privilegiato dell’immaginazione, dove il colore diventa forma ed immagine del mondo. Nonostante l’apparente molteplicità di direzioni che caratterizza la sua traiettoria espressiva, tutta l’opera dell’artista torinese è sempre articolata in una essenziale omogeneità, che si evidenza in misura maggiore nella longevità di un percorso cominciato oltre mezzo secolo fa; una coerenza che vive di codici e suggestioni differenti resi compatibili nella sostanza, nella precisa intenzionalità che avvolge ogni opera sostenendone le ragioni interne della struttura che sono le motivazioni stesse della forma e del contenuto. È così che si compatta la poetica di un “irregolare” dell’arte italiana, un artista che identificare in precise correnti è inutile e sarebbe solo funzione di comodo. Attraversa il secondo Novecento allattandosi al seno della Pop Art ma guardando ai concettuali e ai poveristi da cui - potrebbe sembrare strano - mutuerà il senso della materia, la poetica avvolgente, lo sguardo agli elementi del mondo. La vicenda di Ugo Nespolo è troppo nota perché valga la pena di raccontarla; Torino è stata certamente fondamentale nella sua formazione ma il suo atteggiamento è sempre stato di sfida - tipico di chi mostra insofferenza - e di determinazione, nella tenace volontà di creare una propria poetica, una propria cifra stilistica che ha nella versatilità il suo punto di forza. Certo, l’essere a Torino negli anni più vivaci per le avanguardie artistiche degli anni Sessanta e Settanta è determinante per la sua formazione ma lo pone di fronte ad un dibattito in cui solo il suo cosmopolitismo, la sua sapienza attivistica e la sua astuzia riesce a salvarlo dalle derive concettuali. Ugo Nespolo è artista moderno ma con abilità rinascimentale, pratica da sempre una ricerca affabulante che lo porta ad indagare pluralità di linguaggi e territori. C’è di fatto, nel suo variegato percorso, una voglia di mettere in discussione, rivedere e riscrivere in sottili formulazioni ed articolazioni le regole tradizionali della pittura e della scultura che trovano nell’intarsio il medium privilegiato. Ogni tassello si piega all’impegno, si nutre di colore, si veste di nuovi sensi pur rimanendo nelle consuetudini di una artigianalità profondamente rispettata. L’eversione caratteriale e creativa di Nespolo è data dal risultato, non nel lavoro che è - anzi - volutamente e fortemente tradizionale. Questo è un punto su cui insistere: il lavoro di Nespolo sta nella reinterpretazione, nella reinvenzione, nell’innovazione che non rinnega la sapienza dei padri e anzi se ne giova. La sua modernità sta nel non rompere mai col passato: cerca piuttosto di sfruttarlo interamente e di metterlo a frutto per soluzioni sempre nuove. Non stupisce pertanto, ma crea senz’altro meraviglia, come l’artista sia capace di trovare, ad ogni nuova applicazione, un nuovo approfondimento, un metodo appropriato e coerente, una indicazione capace di logica e di proposte. La scomposizione dell’immagine rappresenta il primo fondamentale codice che Ugo Nespolo utilizza quale strumento per accertare la fecondità delle proprie ipotesi. Così astrazione e figurazione si intrecciano e creano il peso dell’opera, divenendo struttura portante di tutto lo svolgimento. Uno svolgimento che ripete sulla superficie bidimensionale il reticolo tipico del bassorilievo, della scultura, cioè inventando una tridimensionalità per mezzo di una policromia che attraversa la struttura ornamentale per distendersi come una partitura musicale che vive di continue variazioni che sono il flusso dello scorrere del tempo, segni aperti ed allusivi con il preciso compito di condurre l’opera nella narrazione, evocazione di una felicità ornamentale ribadita nel tratto e nella cromia, in cui ogni elemento predilige lo slancio, la resistenza e il conflitto di forze, la circolarità o la frontalità come elementi fondanti della percezione.Solo in tal senso si può parlare di Nespolo come di un avanguardista, proprio se non si vuole fare a meno di un terminologia che in questo caso risulta particolarmente equivoca. Di un avanguardismo inteso come fede nel futuro (e nella propria sempreverde giovinezza creativa), come propensione ad un ottimismo fiducioso, ad un vitalismo che si dipana in un ordine geometrizzante di natura architettonica, in cui ogni cosa si esprime in ritmi coloristici tra il festoso e l’ironico con inconscio intento ad esorcizzare ansie e terrori. E di fatto nella sequenza creativa dell’opera di Ugo Nespolo vi è sempre una immediata aderenza alla categoria dell’ironia. Una ironia, si badi bene, che nulla toglie all’intelligenza e anzi è base su cui si costituisce il vero gioco formale attraverso cui l’artista si appropria di ogni riferimento sociale e culturale, di ogni citazione popolare e colta che, entrando nella sua opera come attraverso l’obiettivo di una cinepresa si trasforma in impianti compositivi scanditi da sequenze di piani che si sovrappongono, ruotano intorno a sé, come in un puzzle virtuale in cui ogni riferimento al vero viene a deflagrarsi, esplodendo in un virtuosismo che ci ricorda prodezze strumentali, canore, cinematografiche, sportive, circensi, ... in definitiva raccontando, attraverso la lente dell’immaginazione, il teatro del mondo.

Marcello Palminteri

in Ugo Nespolo. Time after Time
a cura di Ermenegildo Frioni
t
esti in catalogo di Pasquale Lettieri, Marcello Palminteri
catalogo della mostra omonima
Centar Savremene Umjetnosti Crne Gore
Dvorac Petrovica, Podgorica (MONTENEGRO)
1 - 28 giugno 2017


 
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