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PIETRO GARDANO | GARD
LO SPAZIO INQUIETO

 

NATURA/ARCHITETTURA

Già negli anni Trenta del Novecento, la ricerca geometrica andava trovando una propria specifica definizione nelle relazioni tra spazio pittorico e spazio architettonico, confermando come l’avvicendarsi dell’idea potesse scaturire non solo dal dato naturale od emozionale ma anche - e spesso - dal reticolo essenzialmente minimale - più o meno ordinato - attraverso il quale può presentarsi una città vista dall’alto o la sequenza di facciate, stanze o pareti. O, ancora, attraverso la scomposizione e la ripartizione di spazi agricoli diversamente seminati o arati che da soli sembrano comporre uno spazio astratto intessuto di segni e colori di molteplice intensità. Il rapporto natura/architettura, nell’opera di Pietro Gardano, in arte Gard, è confermato anche dalla sequela di titoli di molte sue opere, che palesano il senso della sua ricerca, in cui è evidente la necessità non già di rappresentare il visibile, quanto piuttosto la volontà di formarlo.

RAPPRESENTARE/FORMARE

Il mio concetto di architettura abbraccia l'intero ambiente della vita umana; non possiamo sottrarci all'architettura, finché facciamo parte della civiltà, poiché essa rappresenta l'insieme delle modifiche e delle alterazioni operate sulla superficie terrestre, in vista delle necessità umane, eccettuato il puro deserto.

William Morris, Prospects of Architecture in Civilization, 1881


Rappresentare e formare. La sottile differenza fra i due termini svela e dà risalto alla componente architettonica del lavoro di Gard. La pittura tradizionalmente intesa e persino le correnti cubiste e futuriste, concentrano la loro attenzione sulla questione della rappresentazione. Le ricerche astratte, invece - ed in particolare quelle del secondo Novecento a cui peraltro Gard fa esplicito riferimento - si pongono fondamentalmente il problema del distacco tra oggetto e rappresentazione, caricando il manufatto artistico di nuove complessità, intrecciate nelle referenze e nelle esperienze intellettuali più disparate, dalla musica alla letteratura, dal movimento all’elettronica, fondendo talvolta in un unico piano, manualità e tecnologia, come avviene, per esempio, con le esperienze cinetiche. Gard è, del resto, artista informato e, sin dalla sua giovinezza, guarda a quanto avviene nel mondo delle arti, con interesse e curiosa attenzione, coltivando una ricerca personale e distaccata, ma con una continuità che l’insieme delle sue opere dimostra senza alcun cedimento. Pittore di signorile timidezza, sceglie l’isolamento ma, questo, non prosciugherà la sua inventiva. Ciò, è vero, lo allontana dal circuito delle rassegne, della notorietà, affidandolo al limbo dell’anonimato. Pochi amici conoscono la produzione dell’artista (tra questi Ermenegildo Frioni) e ne sono meravigliati: colpiti da una profondità di linguaggio e da una aderenza stilistica di prim’ordine. La sua storia, la sua biografia più intima (non quella esibita della carriera professionale) lo segnala romano di adozione (arriva nella capitale giovanissimo e presto eleverà il proprio domicilio al centro di Roma, nei pressi della Galleria Nazionale d’Arte Moderna), cosa che l’accomuna ai molti artisti che saranno per lui importanti modelli stilistici. Tra questi vi sono Corpora, Perilli, Turcato, Sanfilippo, Carla Accardi. Attraverso le loro opere, insieme a quelle dei molti artisti che ricadranno nel suo ampio spettro visivo e solleticheranno la sua curiosità intellettuale e attraverso le molte mostre viste, Gard apprende da un lato la componente lirica del segno, della gestualità, dall’altro il senso della concretezza dell’opera, quel concetto di forma di architettonica ascendenza per il quale dipingere diventa impegno morale di partecipazione alla realtà attraverso l’azione. La pittura diventa cioè forma nella propria reale dimensione, rappresentando se stessa in tutta la sua forza prorompente. Non rappresenta il mondo, ma inventa un mondo nuovo in cui la vicenda inventiva del secolo e dell’artista si esprime in una inquietudine che si unisce all’armonia e al rigore, perché una inquietudine fine a se stessa genera solo paure, ed è inutile se non incanalata nel grande fiume della scoperta e della conoscenza.

MODERNO/LIBERO

Il percorso creativo di Gard, sgorga nel letto della modernità, senza arenarsi nell’arido greto delle mode e di un sensazionalismo vacuo. Aderisce alle intemperie di un Novecento che rifiorisce nei tempi d’oggi (come le più recenti opere pubblicate in questo catalogo testimoniano) attraverso un dinamismo che si rinnova di opera in opera perché l’immagine non nasce dalle convenzioni ma si manifesta come il frutto di una civiltà dell’astratto che rifugge soggetti precostituiti. Per questo ogni sua opera è forma nuova, icona di un ideale di luce, lirica ed intensamente vissuta, pura per il suo essere lontana dalle imposizioni di mercato e dunque autenticamente libera.

Tracciare una sintesi dell’opera di Gard, capace di svelarne l’entità, significa rintracciarne il percorso: un percorso vissuto nelle continue sollecitazioni e confronti. Una ricerca di identità in cui, opera dopo opera, il pensiero si riflette specularmente nel perimetro della tela, lì dove si concentrano moralità e progettualità insieme. E’ questa la dimensione in cui il mistero dell’arte e la definizione della forma corrono parallelamente, descrivendo, attraverso il segno, il colore e l’emozione, uno spazio inquieto.


Marcello Palminteri


in Pietro Gardano. Lo spazio inquieto, catalogo, Friarte, Roma, 2015



 
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