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EMANUELE GREGOLIN
VIBRAZIONI

 

Per Emanuele Gregolin, pittura e disegno, fotografia ed installazione, fanno parte di un sentimento organizzativo in cui il dato percettivo indirizza la costruzione di uno schema dello spazio dove si localizza l’osservazione. Del resto, come sostiene Louis De Broglie, “non possiamo pensare altro che in termini di spazio e di tempo e tutte le immagini che ci è possibile evocare vi si rapportano”. Villa Arconati, esempio raffinatissimo di barocchetto lombardo, suggerisce all’artista di formulare un omaggio ad un luogo amato e vissuto, affidando il racconto visivo a commistioni linguistiche che dalla visione del reale e dalla fotografia giungono dritte alla pittura, attraverso l’artificio dell’interpretazione e dell’invenzione, secondo una libertà tipica del capriccio inteso in tutte le sue accezioni: pittoriche, architettoniche, musicali; così rivelando, per altro, la formazione plurale di Emanuele Gregolin. In questo ciclo di opere l’artista condensa una ricerca sempre più completa e sempre più complessa, intessuta di citazioni e rimandi che sono la cifra stilistica di un lavoro condotto nel solco dell’esperienza. Queste opere dedicate a Villa Arconati, di cui questo catalogo è preziosa testimonianza, è infatti un progetto coltivato da anni che, se da un lato svela l’attrazione dell’artista per il luogo, dall’altro gli permette divagazioni poetiche sintetizzate nel perimetro della tela. Gli esiti configurano un sistema totalizzante unificato più che uniforme, dove l’unità è data dal vigore creativo, formale ed operativo. Un processo che, nello specifico, ha dato vita ad una vera e propria idealizzazione, in cui la coscienza dello spazio e del tempo si incarna talmente nell’opera da assicurarne un perfetto equilibrio. Emanuele Gregolin vive e subisce il fascino della villa; l’esperienza di una struttura – scrive Maurice Merleau-Ponty – non è riceverla passivamente in se stessa: è viverla, rielaborarla, assumerla, in modo da ritrovarne il suo senso immanente. Villa Arconati, con le sue statue silenti, le teorie di stanze, la grande fontana, i suoi giardini labirintici, è, nella reinvenzione fantastica di Emanuele Gregolin, luogo disabitato, cioè luogo di una memoria lontana dove il tempo s’è fermato per lasciare campo alla sola sensazione visiva. È luogo assoluto e, come tale, lontano dalla sua concretezza per rivivere in dimensione astratta, rarefatta, puramente mentale o metafisica, in senso dechirichiano. Gregolin unisce l’esistenza delle forme alla presenza spirituale che poi è l’imbuto da cui passa l’intuizione visiva. Così valori organici e valori strutturali si compenetrano nella sua opera, che sfugge alla pura rappresentazione non essendo né puro formalismo né giacenza decorativa. Il suo percorso di ricerca è indirizzato verso un’arte totalizzante, volutamente nomade, nella sostanza e nel linguaggio, in cui ogni cosa è valore d’esistenza. Essenze affettive ed emozione si fondono in progetto di organizzazione in cui il mondo irreale si congiunge a quello reale per interazioni. Un obiettivo di sintesi che salda le diverse proprietà: quelle di un’esistenza unificata nell’irreale e quelle di un’opera elaborata, costruita con metodica prassi. Le opere più recenti, scarnificate nel colore, procedono per essenziali velature, patine luminose che accendono e bruciano non per definire analiticamente ma per svelare concretezze scultoree ed architettoniche descritte o annullate nell’immagine. Si tratta di un procedere per citazioni di chiara riconoscibilità in cui, tuttavia, il problema non sta nei rimandi, ma nella qualità stessa delle opere, cioè nell’aver saputo rappresentare, nell’aver saputo reinventare qualcosa attraverso frammenti di realtà vera e tuttavia senza mai invischiarsi nella trappola dell’illustrazione. Ogni opera è allora esito felice di un codice che ha robustezza plastica e che riesce a costruire spazi con i suoi equilibri interni, con le vibrazioni che la pittura e i chiaroscuri determinano, animando la materia pittorica e i soggetti della rappresentazione, riconoscendoli nella loro essenzialità morfologica, evocata mediante un’astrazione sia fisica che intellettuale, capace di evocare infiniti sinonimi di un luogo tante volte visto e tante volte variamente dipinto.

Marcello Palminteri


in Emanuele Gregolin. Vibrazioni. Opere dedicate a Villa Arconati
a cura di Marcello Palminteri

catalogo della mostra omonima
Villa Arconati, Castellazzo di Bollate (MI)
26 giugno - 21 agosto 2016



 
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