arnoldmariodallo - marcellopalminteri

Vai ai contenuti

Menu principale:

marcello palminteri | contatti

CATALOGHI E PUBBLICAZIONI
| ARTICOLI | MOSTRE | ARTISTI E TESTI | ALBUM | NEWS

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::


 
 
 

ARNOLD MARIO DALL'O
LA DECORAZIONE DEL DRAMMA

 

L'opera di Arnold Mario Dall'O vive per mezzo di un apparato combinatorio che affabula tecniche e modi diversissimi fra loro, capaci di trasformare ogni cosa che rientra nel rito creativo, talvolta rendendo riconoscibile l'origine di ciascun oggetto coinvolto, altre annullandone la memoria, nella reinvenzione in un contesto del tutto nuovo e straniante. Arnold Mario Dall'O appartiene, per moltiversi, a quel gruppo di artisti che, pur non rappresentando un vero e proprio “movimento” lavorano, in maniera del tutto autonoma, attorno a poetiche e concetti tipici degli artisti “mediali”, riconducibili cioè al quel “Medialismo” teorizzato negli anni Ottanta dal critico e teorico Gabriele Perretta. Con questo termine parliamo infatti di un'arte integrata, in cui tradizione e media convivono nel senso che la tradizione si aggiorna sull'evoluzione della tecnologia. Spesso Dall'O parte da immagini di cronaca (tratte dalla rete o da riviste) o si avvale di simboli popolari o religiosi, per operare una rielaborazione visiva e concettuale che, proprio grazie allo slittamento tecnico-manuale, apre ad un ventaglio ampio di episodi in cui passato e presente convivono, anche quando apparente è il contrasto fra loro: un contrasto mai elementare, come rivela, in certe opere, una disposizione di oggetti che ricorrono più volte in modo diverso. Essi si distribuiscono infatti secondo un’estetica neo-barocca all'interno di cornici decoratissime, stoffe colorate, chincaglierie dorate o argentate, che solo da vicino rivelano la loro reale consistenza, mentre a distanza appaiono come straordinari lavori di oreficeria. Il lavoro dell'artista si identifica pertanto con l'articolazione di elementi: un’antologia di “messa in visione” delle cose che genera situazioni e rapporti sempre differenti tra loro. Essi vengono realizzati a diversi livelli, producendo, raccogliendo e aggregando caratteri collettivi ed individuali, vicinanze e lontananze, parentele e conflitti, entro i confini reali e virtuali al tempo stesso. Pittura, scultura, video e design si dispongono in un unico piano, azzerando ogni gerarchia, anzi concorrendo ad unificarsi in una continua “imitazione”, come quando certe elaborazioni pittoriche suggeriscono l'immagine retinata della grafica. A tal proposito, si vedano le opere del recentissimo ciclo Still life: si tratta di una serie di corpi, più spesso di volti, scaricati da internet ed appartenenti ad anonimi, per lo più morti in circostanze violente e ora, attraverso la pittura, riprodotti come fossero appunto “nature morte”, nel senso vero e proprio di “genere”, composizione di oggetti, vegetali o animali morti, assurti ad emblema della caducità della bellezza, pronta a svanire nel breve volgere della vita, vittima del passare del tempo. Queste immagini, riprodotte pixel per pixel, ingigantendo oltremodo le foto originarie, variano la percezione a seconda della distanza di osservazione, così rimarcando la natura proteiforme dei soggetti e, insieme, la versatilità dell’artista. Di fatto Dell’O opera con estrema libertà, nomade, nel senso che opera spaziando a trecentosessanta gradi. Sorvola la “gabbia” dello stile e della palese riconoscibilità nella consapevolezza di saper dare un “marchio” specifico al proprio lavoro. Attraverso l’abbondanza dei concetti e la specificità di una natura artigianale profusa con estrema abilità compositiva e pittorica che certamente contraddistingue la sua opera. L’esattezza del segno, la politezza delle strutture, la costante e felicissima invenzione di tutti i lavori dell’artista altoatesino (Bolzano, 1960), pur nella varietà dei cicli proposti, rimandano sempre ad un processo elaborativo che si rivela elegantissimo (anche quando, volutamente, si rasenta la “decorazione”) e ne diviene uno dei punti di forza. Insieme a quella capacità di pervenire a soluzioni visive alle quali assegna la funzione di tramite con l’invisibile svelando i “volti” di una realtà interiore. Qui Dall’O ritrova la sua dimensione naturale, facendo della propria arte un bisturi affilatissimo capace di affondare nella materia inafferrabile del dramma, restituendone il senso di ambiguità mortale. E, in questo caso, la decorazione non nasconde nulla ma rivela in altra luce.


Marcello Palminteri


in AreaArte, n.14, estate 2013, Martini Edizioni, Thiene


 
Torna ai contenuti | Torna al menu