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ARMAN


 

Arman lavora costituendo la sua poetica espressiva con audace assiduità, mostrando una vocazione di ricerca di mezzi che tendono sempre ad un risultato non soltanto ancora attualissimo ma, soprattutto, prospetticamente durevole, la cifra di una continuità e di un impegno esclusivo. L’apparente ripetitività che sembra contraddistinguere la produzione più recente dell’artista di Nizza è, pertanto, “la manifestazione (tangibile) e continua di uno stesso principio, lo svilupparsi variabile all’infinito di uno stesso principio” (P. Restany). Il percorso dell’artista oscilla tra un’urgenza  poetica fondata sull’esigenza di manifestare la propria intima sensibilità e l’esercizio di un moto di appropriazione della realtà, esprimendosi in opere laddove l’oggetto trova rifugio sulla superficie con assoluta naturalezza, senza alcun disagio, trovando anzi, di volta in volta, una nuova esaltazione formale. L’accumulazione degli oggetti, allora, è come l’accumulazione degli istanti della vita che, nella loro apparente immutabilità, si rivelano nella differenza. Gli oggetti di Arman (sarebbe inutile elencarli, tanti, tantissimi e disparati nella sostanza e nella dimensione), talvolta composti in armonica successione, altre volte lacerati o totalmente distrutti, vivono d’una singolare istantaneità: l’intensificarsi dell’uso del colore, che interviene successivamente alla disposizione del vasto “strumentario” sulla superficie, ha permesso all’artista di scoprire la virtù espressiva dell’indeterminatezza, l’eloquio sommesso dell’immagine, estrinsecato tramite un’intelligente processo di riduzione che nel proprio dissolvimento trova nitore comunicativo. Siamo di fronte ad una sorta di denudamento della corporeità del reale che permette di svelare una spazialità aleatoria incisivamente evocativa in cui l’apparenza delle cose diventa impronta del mondo. La coerenza di questa ricerca si affida all’ostinazione del suo farsi che declina insieme i meriti strutturali del linguaggio con quelli mentali e psichici, senza scordare i valori “decorativi” dell’arte: ne deriva una “sigla” reiterata in serie, come una incessante variazione sul tema che scandisce la fedeltà del discorso e il marchio dello stile. Qualsiasi cosa si appresti a diventare il “verbo” visivo e plastico dell’artista, si connota come una immagine alla deriva, forse sul punto di scuotersi, frantumarsi, disperdersi in molteplici predicati con una libertà che si nutre di forma e di indeterminatezza insieme, conquistando nuovi territori nel muoversi del tempo. Tanto più attraente sarà il risultato finale quanto più l’oggetto in questione sarà disposto a lasciarsi alterare, prima dal suo sezionamento (tipico dell’eccesso di manipolazione tanto caro ad Arman) e, successivamente, dal colore che, a schizzi frenetici, si riverserà sul suo corpo scomposto. La relazione del colore con l’oggetto si stringe e corrisponde alla distensione del gesto che accorda i vari spessori dell’opera; è la prova dell’intreccio della pittura, la quale, ancora una volta, si rinnova e prende vigore, rivelando altri e più intriganti sipari della sua identità. Così la fenomenologia del linguaggio messa in atto da Arman, si attualizza nel rapporto con l’immagine ingannevole della metamorfosi, sospesa tra sensorialità e rigore, tra razionalità e pensiero che astrae e trasforma per discontinuità ogni cosa, tramite impercettibili variazioni coagulate in quella dimensione altra che è il regno dell’invenzione e della finzione. In tal senso possiamo affermare, allora, che la radice costruttiva del linguaggio dell’artista, caratterizzato da una crescente liberazione, sigla una sotterranea continuità con le diverse esperienze informali e tachiste, permettendo di riconoscere nel maestro nel Noveau Realisme un ulteriore carattere di apertura nei confronti della tradizione moderna. Per questo tutta la più recente produzione di Arman (di cui questo catalogo e parziale ma significativa testimonianza) esprime la tensione verso qualcosa che è – sotto molti aspetti – assoluto  e totalizzante, capace di rivelare, nel rapporto con tutto ciò che appare transuente (per l’effettiva disgregazione a cui Arman sottopone ogni cosa), una poetica attuale e, soprattutto, di durata.


Marcello Palminteri

in Arman
testi di Marcello Palminteri e Demetrio Paparoni
catalogo della mostra omonima
Galleria Guerbois, Palermo
23 ottobre - 20 novembre 2005
Scirocco Edizioni, Palermo


 
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